Manifesto del movimento

In Oriente lo Zen ha profondamente influenzato il campo dell'arte dando origine ad un'estetica raffinatissima che fa dell'essenzialità delle forme e dei cromatismi il tratto di distinzione immediatamente e universalmente riconoscibile. La pittura giapponese ad inchiostro su carta, le lacche giapponesi e i giardini Zen ne sono gli esempi più noti. Tuttavia il pensiero Zen ha una valenza universale e noi riteniamo che la ricerca artistica, anche in Occidente, a maggior ragione in un mondo globalizzato ed in cui l'espressione artistica sembra soffrire una profonda crisi, non possa prescindere dal messaggio spirituale dello Zen.

La creazione artistica parte da un luogo senza mente, dalla quiete interiore, ancor meglio, in questo stato nasce l’intuizione o impulso creativo che conduce l’artista a raggiungere il risultato estetico con immediatezza e spontaneità, senza elaborazioni e, nello stesso tempo, con forte vitalità.
Un pittore cinese una volta ebbe l’incarico di dipingere la capra preferita dell’Imperatore. L’artista chiese la capra per poterla studiare. Dopo due anni l’Imperatore, sempre più impaziente, chiese la restituzione della capra e notizie del dipinto. L’artista confessò di non averlo ancora fatto, e preso un pennello da inchiostro disegnò otto tratti spontanei, creando la capra più perfetta negli annali della pittura cinese.
Il pensiero che sottende le nostre opere è Zen, essenzialmente, perché rappresentato dall’intuizione che diventa consapevolezza del “qui ed ora”, della possibilità di poter disporre unicamente del momento presente. La semplicità di tale concetto contrasta con la difficoltà che si incontra nel farlo vivere, poiché presuppone la capacità di controllare la mente portata a condurci nel passato o a proiettarci nel futuro, creando così labirinti e desideri illusori continui. 
Non accettiamo l’identificazione dell’essere umano con la propria mente che ha come conseguenza la trasformazione dei rapporti umani in fonte di dolore, dominati da problemi e conflitti. Crediamo che la mente sia uno strumento dell’uomo, non l’uomo. Riconosciamo e accettiamo la realtà di ogni situazione senza cercare di sfuggirvi o desiderare che le cose siano diverse, crediamo che, con tale riconoscimento e accettazione dei fatti, si giunga ad un grado di libertà dagli stessi. E’ questo “sapere” che crea uno spazio tranquillo nell’uomo che trasmuta in pace la mancanza di pace. Riteniamo di aver fatto esperienza di ciò e per questo lo affermiamo. 
Attraverso l’arte si fissa il momento creativo presente e se ne vuole proclamare tutta la sua incommensurabile forza, espressione come è del divino esistente anche in ogni essere umano. L'artista esprime l'illuminazione di un istante (l'atto creativo) in cui si pone in perfetta comunione con la natura nella sua essenza penetrando così la struttura profonda del mondo che lo circonda.

Ci riconosciamo nei sette principi dell'estetica Zen come canonizzati dal Maestro Schin'ichi Hisamatsu (1889-1980) che caratterizzano l'opera d'arte secondo i canoni Zen e precisamente:
1. FUKINSEI (asperità o asimmetria) che valorizza la peculiare bellezza dello spezzato, del diradato, dello sparito attraverso sottrazione, cancellazione di linee e di colori, spezzature di materiali e di immagini; 
2. KANSO (sobrietà) che rifugge il complicato o il minuzioso, ricercando una bellezza solida, spontanea e semplice; 
3. KOKO (austera dignità) che ricerca l'essenzialità nei segni ancestrali che affondano nella notte dei tempi; 
4. SHIZEN (naturalezza) che ricerca nella natura la propria ispirazione per coglierne l'intima essenza;
5. YUGEN (impenetrabilità, implicazione) che attraverso il vuoto lascia spazio ad una inesauribile immaginazione; 
6. DAISUZOKU (libertà da ogni attaccamento) che attraverso la libertà da ogni schema costituito ci consente di agire come in gioco e di superare gli attaccamenti e quindi gli impedimenti che da questi derivano; 
7. SEIJAKU (quiete) che attraverso la calma rilassata ci permette di cogliere l'essenza delle cose. 
Ovviamente non tutte le opere artistiche saranno manifestazione di questi principi nella stessa misura ed intensità, ma ognuna dovrà potersi riconoscere come Zen in Art, espressione che vuole indicare al contempo, sia un'estetica ben precisa sia un metodo di creazione artistica.

Piacenza, 25 febbraio 2014

Franca Franchi
Massimo Tosini

 

PRESENTAZIONE CRITICA DI GILLO DORFLES PER "ZEN IN ART", PRIMA PARTE - FRANCA FRANCHI

PRESENTAZIONE CRITICA DI GILLO DORFLES PER "ZEN IN ART", SECONDA PARTE - MASSIMO TOSINI

INTUIZIONE E CONSAPEVOLEZZA DEGLI ARTISTI “ZEN”

(ecodisavona.it)

di Redazione - 13 febbraio 2017, 10:00

di Giorgio Siri

 

Si è conclusa domenica scorsa, ad Albissola, al Pozzo Garitta, Circolo degli Artisti, la seconda mostra del 2017, di cui sono stati protagonisti gli artisti “Zen”, Franca Franchi e Massimo Tosini. Entrambi di Parma, entrambi laureati in Giurisprudenza, prima di ritrovarsi sul cammino della filosofia Zen e dell’Arte. nativi del 1961 lei, del 1955 lui, si sono avvicinati all’Arte in anni recenti, con passione e consapevolezza di dover esprimere un forte messaggio; nel 2014 fondano insieme il Movimento “Zen in Art, per un’Estetica Zen”. L’ “Essenzialità delle forme e dei cromatismi”, l’”Intuizione che diventa consapevolezza del qui e ora”, un “Sapere che crea uno spazio tranquillo nell’uomo, che trasmuta in pace la mancanza di pace”, “Attraverso l’Arte si fissa il momento creativo presente e se ne vuole proclamare tutta la sua incommensurabile forza”! Tali citazioni dal manifesto di “Zen in Art” del 25 febbraio 2014, enunciato nel catalogo una mostra all’Idroscalo di Milano, salutata con entusiasmo, dal titolo “Tempo senza inizio e senza fine – Lo Zen incontra l’Arte contemporanea”, sembrano, più ancora dei sette principi codificati dell’estetica zen (tradotti e riassunti, così si declinano: Asperità e Simmetria, Sobrietà, Austera Dignità, Naturalezza,Imperturbabilità e Implicazione, Libertà da ogni attaccamento, Quiete), dei capisaldi ben eloquenti e incisivi per definire o intravvedere il messaggio dei due artisti.

A ben vedere, tali enunciati dell’ ”estetica zen”, potrebbero essere consoni con tante idee dell’arte contemporanea, se non effettivamente proprie di essa e ciò è riscontrabile con le opere che erano in esposizione a Pozzo Garitta. Consideriamole dal punto di vista eminentemente “estetico” e “materiale” come, del resto, pare essere negli auspici dei due autori!

Franca Franchi è una scultrice eccezionale; ama assemblare lastre di cristalli, che talvolta presentano crepe e fenditure, disposte su supporti metallici, piegati, accartocciati plasticamente, come si trattasse appunto di carta. Essenziale, almeno nelle opere in mostra , l’illuminazione, che completa l’espressività delle sculture, dalle quali si sprigionano la bellezza segreta ed intrinseca, contenuta nel puro materiale, a volte di risulta, da cui, sorprendentemente, se messi in evidenza da una mano esperta, emergono affascinanti segni e formazioni, riflessi indotti dalla luce o dalla disposizione delle lastre, intriganti giochi di incastri e di sovrapposizione, dovuti proprio all’ammaliante incastro delle lastre. Un messaggio estetico, pertanto, convinto e vissuto, che trae l’oggetto artistico, con “incommensurabile forza”, dalla accidentalità dei cristalli, a volte in forma di lacerti abbandonati.

Per quanto riguarda Massimo Tosini, i lavori che ha proposto in mostra, sono costituiti da dipinti in foglia d’oro su uno sfondo nero. Ben si addice, per tali opere, il concetto di non tempo e di non luogo, pur se l’artista, forse un po’ volutamente, un po’ no, lascia intuire, nei suoi affascinanti ed arcani segni, forme primordiali, allusioni a fossili od a filamenti di vita elementare, oppure misteriose stelle marine o figure forse microscopiche, ingrandite per farne oggetto di raffigurazione artistica! Da un microcosmo impercettibile ad un anelito di pienezza cosmica, il lavoro di Tosini parrebbe conteso tra calma e tensione, anche se prevale, alla fine, un senso di pacata ricerca, di conoscenza di qualche segreto della materia e della forma…

Abbiamo chiesto a Franchi e Tosini se non ritengono che, in definitiva, i principi dell’estetica “zen” da loro coltivati non coincidano, in qualche, come sopra già detto, con postulati dell’arte contemporanea. Un sostanziale “sincretismo” è attuato dagli autori, una applicazione dei principi “zen” al divenire dell’Arte. É interessante l’attestazione dei due artisti, di aver trovato in se stessi la via verso la creazione artistica, magari a seguito di vicende biografiche infelici, come rivela Franca, e dal travaglio è scaturita invece la serenità propiziatrice per l’ispirazione artistica!

Profili dei due artisti sono stati inseriti dall’illustre critico e intellettuale Gillo Dorfles nella sua opera “Gli artisti che ho incontrato”, a testimoniare del valore della loro interessante opera.